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1)l'impossibilità di usare diserbanti chimici rende spesso necessario un maggior numero di lavorazioni meccaniche (es. per il riso biologico), con impiego di macchine i cui motori emettono sostanze inquinanti: in più, essendo necessarie superfici maggiori per ottenere la stessa quantità di prodotto, si ridurrebbe la produzione mondiale di cibo, con grave danno per i paesi poveri.
Quest'obiezione viene però rigettata dai "biologisti", per i quali è vero che se questo tipo di coltivazione sostituisse quella tradizionale nei paesi più sviluppati, la produzione agricola calerebbe del 10%; ma nei paesi in via di sviluppo l'agricoltura biologica farebbe aumentare la produttività dei terreni.
Riguardo ai costi, va ricordato che il non impiego dei costosi prodotti chimici gioca a favore dei prodotti biologici. Non li premia invece spesso l'aspetto, meno "perfetto", e quindi poco appetitoso per il pubblico, ormai abituato a mele senza una tacca, e a pomodori rotondissimi e levigati (grazie alle altissime dosi di antiparassitari chimici): peccato però che molti soggetti, bendati e invitati a riconoscere questi prodotti all'odore, non siano in grado di distinguere un pomodoro da un cetriolo.
2)Molti pongono anche l'accento sul prezzo dei prodotti biologici, ma va detto che i prezzi della frutta e della verdura non biologica sono già altissimi. Ciò avviene per una serie di motivi: per l'imposizione dei prezzi da parte della grande distribuzione, e per il mancato rapporto tra consumo e stagionalità. Siamo ormai abituati a trovare nei supermercati ogni tipo di prodotto agricolo, indipendentemente dal periodo dell'anno in cui ci troviamo. Ciò significa che i prodotti non-stagionali arrivano da altre zone del mondo, e su di essi gravano enormi spese di imballaggio, e di trasporto.
L'agricoltura biologica propugna un ritorno alla stagionalità dei consumi: questo consentirebbe agli agricoltori (come avviene ormai in tante realtà, anche italiane) di vendere i propri prodotti in spacci aziendali situati a breve distanza dalla zona di produzione. In questo modo i prodotti sono molto più freschi, perché non devono viaggiare, se non per pochi chilometri, e questo incide sui costi, che sono più bassi del 15-20%. In questi mercati, allestiti dai Comuni, i prodotti vengono venduti senza imballaggio, con ulteriore risparmio dei costi di smaltimento dei rifiuti (plastica, cartone, ecc.).
Lo slogan di questi mercati è "Km. 0, rifiuti 0".
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